Che ne sai dell’effetto “San Matteo”?

[mk_dropcaps style=”fancy-style”]N[/mk_dropcaps]el 1968, quando già si parlava dell’ineluttabilità della globalizzazione e della insostituibilità delle multinazionali, un noto economista USA, Robert K. Merton senior, (padre di Robert C. Merton junior, alcuni anni dopo proclamato “premio Nobel per l’Economia”), prospettava il futuro dell’economia mondiale e coniò l’espressione “effetto San Matteo”. Aveva operato uno strano stravolgimento etimologico del testo evangelico di San Matteo (25,14-30), utilizzando le parole che Gesù aveva affermato nell’ambito di un contesto assolutamente differente. Dovendo giudicare l’operato dei credenti nella società, dove erano chiamati alla costruzione di una vita diversa, più giusta e a misura d’uomo, S. Matteo presenta Dio Padre, che giudica l’impegno di ogni credente attraverso l’utilizzo dei talenti da lui ricevuti. Elogia chi aveva fatto fruttificare i 5 o i 2 talenti ricevuti, condanna chi, avendone ricevuto uno solo, non soltanto non l’ha utilizzato, ma lo ha nascosto per riconsegnarlo nitido e luccicante quando Dio inviterà tutti alla resa dei conti. La reazione di Dio nei confronti del credente infingardo appare durissimo: Toglietegli il talento che gli avevo affidato e datelo a chi ha raddoppiato i suoi cinque talenti… A chi ha fatto fruttificare i talenti sarà dato un ulteriore premio; a chi non li ha fatti fruttificare sarà tolto anche quello che ha”. E’ chiara dunque nel Vangelo di Matteo la condanna di una Fede di chi non fa nulla per l’estensione del Regno di Dio nella società, ossia per una convivenza umana più giusta! Bellissima l’espressione che nel sec. IV scriveva su questo tema, ai credenti della sua diocesi, S. Ilario, vescovo di Poitiers: “Volete accrescere la gloria di Dio? La vera gloria di Dio consiste nell’avere dei figli vivi!”. Richard Merton senior aveva compiuto un’operazione etimologicamente opposta e mendace: aveva sostituito il termine “giustizia” con la parola “ricchezza” e “capacità di mercato”. Aveva programmato una società in cui i poveri sono liberi di partecipare alla corsa verso la ricchezza. Ufficialmente anch’essi fanno parte di una equipe per la corsa dei 400 metri a ostacolo. In realtà hanno uno o tutti e due gli arti bloccati da un handicap: hanno le gambe di legno e non possono gareggiare con persone dotate di arti ben allenati. Sono matematicamente destinati a perdere. “Perché incapaci di competizione” (ma i seguaci di Merton preferiscono il termine più duro di “competitività”). Si ha, a volte, l’impressione che Merton, negli ultimi tempi, abbia avuto più seguaci di Cristo. I dati sono sotto i nostri occhi. Gli 83 uomini più ricchi del pianeta detengono il 50% della ricchezza globale (ma circa 20 anni fa erano 221!). Nella nostra Italia il 10% degli abitanti posseggono il 50% della ricchezza nazionale. Nel frattempo i poveracci del Sud del Mondo si riversano proprio sulle nazioni più povere e più deboli dell’Europa: Italia, Grecia, Paesi balcanici. Con l’intermezzo del tragico viaggio sulle carrette e sui gommoni, nelle pericolose acque del Mediterraneo. Una vergogna – una tratta in piena regola di esseri umani – che non dovrebbe essere dimenticata. Ultimamente è stato scoperto che finanche qualche persona addetta alle rappresentanze diplomatiche nei Paesi poveri, “per arrotondare”, esercita la vendita dei gommoni per attraversare il Mediterraneo. A questo punto forse bisognerebbe che l’UNESCO dichiarasse il Mare Mediterraneo “monumento di memoria internazionale” con il carico di circa 30mila morti nei soli ultimi anni! Chissà se le agenzie di viaggio non stanno già pensando di organizzare delle “crociere del pianto”, sul Mediterraneo, in occasione del 2 novembre?! C’è da piangere su queste vergogne pianificate da esseri umani contro altri esseri umani! Signori, anche questo è l’effetto S. Matteo!

di Pasquale Sommariva

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